Blog de Francesco Zaratti

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Ho avuto l’onore di presentare a Tarija, di fronte a un pubblico distinto, il libro “El Agua”, scritto da Hernán Vera-Ruiz, un brillante fisico-chimico con una vasta carriera internazionale. Questo lavoro introduce vari aspetti scientifici, culturali, religiosi e mitologici dell’elemento caratteristico della vita sul “Pianeta Acqua”, come il Dr. Vera suggerisce correttamente di chiamare il nostro pianeta.

Quel libro, che nella mia funzione di revisore ho visto nascere e svilupparsi, colpisce per l’entusiasmo, quasi un’ossessione, dell’autore per “la storia e la saga di una molecola straordinaria”, come dice il sottotitolo, rafforzato, con un ammicco a Galileo, con l’appellativo di “Universum Vitae Nuntius“. Quell’entusiasmo è nato, come non poteva essere altrimenti, dall’esperienza di un ragazzo di Tarija, cresciuto nel comune di San Luis de Entre Ríos e stregato dalle acque cristalline del fiume Pajonal.

Il lavoro del mio amico è solidamente ancorato alle micro e macro scienze nelle sue branche interdisciplinari (fisica, chimica, biologia, astrofisica, geologia, tra le altre) e tiene conto dei recenti risultati della ricerca. Ma è anche un testo che irradia culture, mitologie e religioni, manifestando l’ampia formazione scientifica e umanistica dell’autore al servizio dei lettori meno versati nella scienza.

Le acque calme dei fiumi pacifici che irrigano e fertilizzano la terra, sottolinea Hernán, ispirano pace e tranquillità, come nel Salmo 23, ma non cessano di suscitare rispetto e timore per la loro forza devastante, riportando alla mente il (non tanto) mitologico Diluvio. Come un amato che ha i suoi eccessi, l’acqua può produrre dolore e sofferenza, a volte per la sua desolata assenza, a volte per le sue devastanti inondazioni, a volte per le gelate distruttive, soprattutto quando è modulata dai fenomeni di El Niño o La Niña, capricciosi come i nomi che portano.

La tenerezza dell’acqua, contenuta in una lacrima o nella rugiada albergata in un fiore, si trasforma facilmente in amaro pianto di dolore e di disperazione di fronte all’assalto della natura o della vita, o in corrente di morte, come i nostri fiumi avvelenati dal mercurio e dall’avidità criminale.

Fin dal concepimento nuotiamo nell’acqua che riempie i due terzi del corpo di un bambino. Poi, con l’età, lentamente iniziamo a “prosciugarci”, mostrando, sulla nostra pelle, che la vita se ne va di pari passo con l’acqua. Da quella del battesimo a quella che asperge la bara, l’acqua accompagna anche il nostro cammino spirituale.

Per non parlare poi dell’utilità dell’acqua che con le sue cascate diventa fonte di energia pulita, dello stupore che suscita con le sue maestose cascate e le autostrade fluviali che, oltre ai mezzi di trasporto, ci regalano varietà di pesci ed altre creature.

Come l’autore, anch’io ho provato fin da piccolo una fascinazione per un aspetto dell’acqua: il passaggio dalla semplicità di una molecola única alle proprietà macroscopiche di quell’elemento (una molecola d’acqua non bagna, ma una goccia sì!) e ancor più a fenomeni meravigliosi come le onde del mare. La fisica moderna ci insegna che la complessa bellezza di un’onda è il risultato di un movimento “cooperativo” delle molecole d’acqua.

Questa consapevolezza mi porta a pensare che gli esseri umani, uomini e donne, dovrebbero imitare questo attributo dell’acqua e agire in modo cooperativo per trasfigurare le capacità individuali in opere belle, buone e utili per il bene comune e universale.

Concludo citando un paragrafo dell’Epilogo del libro: “L’acqua ispira la nostra curiosità di fare scienza e scoprire i suoi segreti e quelli della natura nel suo insieme, per meravigliarci sempre di poter vivere e provare emozioni e amare e scrivere poesie e credere in Dio”.

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