Blog de Francesco Zaratti

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Le attuali proteste contro il pensionamento obbligatorio a 65 anni hanno, senza dubbio, una motivazione economica (le magre pensioni del sistema attuale) ma anche psicologica (la consapevolezza di essere più vicini alla fine della strada). Non sappiamo quanto vicini, ma la scienza ha fatto grandi progressi nella prevedibilità statistica dell’aspettativa di vita individuale in base allo stato di salute generale, alla storia familiare e alle malattie che ci portiamo addosso.

Un anno fa, nell’ambito di un controllo medico generale, mi sono recato da un geriatra che, sulla base di modelli sofisticati applicati ai miei dati clinici, mi ha predetto 86 anni come l’età più probabile. Avevo 76 anni e mi venne in mente l’indiscutibile frase del mio professore di filosofia: “ogni giorno è un passo verso la tomba“. Naturalmente, questo la meta non è statica, ma può avvicinarsi in caso di malattie senili o incidenti lungo il percorso.

Non so se sia stato per queste circostanze o per le ombre freudiane che mi avvolgono ogni volta che sento parlare con finta sicurezza molte autorità politiche, ma mi è venuta alla mente una pratica del mio liceo salesiano: gli “esercizi della buona morte”, che consistevano nel riflettere su quel passaggio che a 17 anni sembrava così lontano ed etereo,  come lo è oggi immaginare quando YPFB pubblicherà i dati sulle riserve di gas.

La commedia/dramma “The bucket list“, con Jack Nicholson e Morgan Freeman, affronta il problema di cosa fare se si conosce la data di scadenza dell’esistenza. La risposta di quel film è “concedersi i gusti che prima non potevamo concederci”, ma è anche un invito a porci la stessa domanda, anche senza essere milionari come Nicholson nel film.

Alcuni comici – l’umorismo, diceva Umberto Eco, è l’antidoto al pensiero della morte – suggeriscono: “sposa una signora… (lascio il demonimo all’immaginazione del lettore). Ogni anno ti sembrerà un secolo”. Altri comici (di umore grigio molto scuro) suggeriscono di non pagare le bollette al medico che ti ha dato un anno di vita: allora sarà costretto a darti un altro ann in modo che tu possa onorare il debito.

Scherzi a parte, mi vengono in mente alcuni suggerimenti, come fanno le persone comuni: ad esempio, sistemare le questioni amministrative e legali in sospeso. Ma, se si trattasse del Registro di beni o del Catasto Comunale, forse 10 anni non basterebbero.

Poi, per riconciliarci con gli amici di un tempo da cui la vita, per qualsiasi motivo, ci ha allontanato. Mantengo il ricordo del ex ministro Carlos Villegas, già malato, che, quando ha coinciso con me in un atto di riconoscenza che ci ha fatto l’Università di La Paz, mi ha preceduto nell’alzarsi e darmi un abbraccio di riconciliazione, indipendentemente da chi dei due avesse “perso la bussola” della politica degli idrocarburi.

Allo stesso modo, perché non sbarazzarsi delle cose materiali, specialmente dei libri, a favore di altri che possono ottenere un beneficio maggiore? Raramente ho usato uno stupendo telescopio portatile che ho appena regalato a mia nipote Stella, per mantenere viva la sua passione per l’astronomia, così come spero che gli studenti di Fisica approfittino dei libri scientifici che donai alla biblioteca del mio istituto quando andai in pensione.

Forse alcuni di voi hanno un libro da finire scrivere, un quadro da dipingere, un albero da piantare, molte foto da ordinare, ma sicuramente tutti abbiamo una famiglia con cui condividere più tempo. Se sei credente – e vorrei che lo fossi – dedica più tempo alla preghiera e lasciati esaminare dall’amore, per arrivare a dire, come san Paolo a Timoteo: «Ho compiuto la mia corsa, ho conservato la fede» (2 Tm 4,7), che in greco fa una bellissima rima: tòn drómon tetéleka, tèn pístin tetéreka.

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