Trovo grandi ambiguità nel concetto di “danno economico per lo Stato” (DES), che in termini generali è l’affettazione del patrimonio dello Stato da parte di funzionari e autorità, ma che è diventato motivo di persecuzione politica.
Il DES è uno dei reati più comuni in una società che idolatra lo Stato e di solito si manifesta su scale diverse. Ad esempio, non è raro che i dipendenti pubblici portino le forniture dall’ufficio alle loro case; o che le autorità utilizzino veicoli ufficiali per scopi privati; o che gli agenti di polizia scambino multe con tangenti; o che i deputati, che non legiferano né supervisionano, aumentino i loro stipendi a loro piacimento, tra le altre sottigliezze. Alcuni di questi fatti possono sembrare sciocchezze, ma rivelano un atteggiamento etico nei confronti dello Stato che non è coerente con l’ideologia abbracciata. Di solito si fa appello – come nella battuta del ragazzo rimproverato dal bagnino della piscina per aver urinato nell’acqua – che “lo fanno tutti”. «È vero», rispose il bagnino, «ma non dal trampolino».
Esistono, infatti, piccoli e grandi reati economici, come riconosciuto dall’art. 4.5 della Legge 1390 del 27 agosto 2021 quando fissa in un milione di dollari (al leggendario cambio di 7 Bs/$) il danno “grave” sullo Stato. Ebbene, di quali reati stiamo parlando per classificarli come gravi?
Certo, c’è la corruzione dei funzionari pubblici per trarre vantaggio (tramite vendita di dati, frodi o irregolarità) da appalti e contratti, anche lesivi degli interessi dello Stato, che è colui che alla fine paga le tangenti. Allo stesso modo, secondo il governo del MAS, i recenti blocchi stradali dei suoi stessi partitari hanno causato enormi danni allo Stato.
Le prestazioni dell’Avvocatura dello Stato negli arbitrati internazionali sono discutibili, anche nel contesto della “missione impossibile” di difendere gli atti arbitrari dei governi. I casi Quiborax e Glencore, di più fresca memoria, mettono seriamente in discussione l’operato degli ex avvocati di Evo, capi di quell’istituzione.
YPFB ha ufficialmente ammesso la perdita di 130 milioni di dollari a causa del fallimento esplorativo di Boyuy. Gli fu detto fin dall’inizio: non avendo un contratto specifico, la trivellazione di Boyuy è diventata legalmente parte dei “servizi” del giacimento di Margarita e, quindi, un costo recuperabile per Repsol.
Certo, ci sono atti che, anche se causano danni per lo Stato, non sono punibili, come quelli che derivano dall’applicazione di politiche approvate in un’elezione democratica attraverso programmi elettorali. Si potrebbe dire che la “nazionalizzazione” di Evo Morales è, a lungo termine, un fiasco, perché il danno finale allo Stato supera i benefici immediati. Tuttavia, è stata una politica approvata democraticamente e questo la rende impunita. Da qui l’importanza dei dibattiti tra candidati, e non, da vigliacchi, “con il popolo”.
La differenza è marcata dal modo in cui queste politiche vengono attuate. Mi spiego. L’estrazione del litio è una pietra miliare nazionale, ma la scelta del metodo di evaporazione delle piscine è stata frutto di analisi razionali? Stiamo parlando di quasi un miliardo de dollari letteralmente “buttati all’acqua”. Lo stesso, e anche di più, vale per l’impianto di ammoniaca e urea che di solito produce più arresti che urea, fermandosi anche solo per consentire l’esportazione di più gas all’Argentina. La difesa davanti agli arbitrati non ha avuto tradimenti e incompetenza che meritano un audit ufficiale? E la faccenda del pozzo Boyuy non ha mostrato una disperazione senza un’assistenza legale? Insomma, c’è anche un DES quando le politiche statali sono mal applicate, a causa di ovvie responsabilità personali, e quel danno non deve rimanere impunito. Infine, a chi saranno addebitati i danni causati dagli atti di un agente cubano ed ex ambasciatore degli Stati Uniti?